Perché riportare in Italia i talenti nostrani che il successo l’hanno ottenuto oltre confine? Che hanno colto brillantemente. Sono il nostro orgoglio nazionale all’estero. Perchè mai dovremmo desiderare di farli tornare? E per metterli poi in quali situazioni ?
Ecco l’ennesima provocazione del Presidente di ADICO Michele Cimino…
Non credo che esista una statistica di quanti italiani hanno all’estero detengano posizioni manageriali di livello. Certamente sono tanti.
Ma sono più noti quelli che hanno scelto i paesi esteri per fare attività di ricerca scientifica visto, ahinoi, il basso livello di attenzione e di sostegno del nostro Paese per questo importante ambito di progresso. Ma è sempre forte ed attuale il sentimento di “riportali a casa” come se per fare ricerca bastassero solo le persone e non l’humus generale di vita, di sistema e di contorno sociale che ne consente la crescita e lo sviluppo e che può produrre prestigiosi risultati.
Sarebbe invece più opportuno ed interessante conoscerli, seguire i nostri connazionali impegnati nella ricerca all’estero nello sviluppo quotidiano del loro lavoro e osservarli passo-passo durante la loro crescita professionale. E non solo quando escono alla ribalta con la ricerca prestigiosa che fa parlare di loro, per poi chiederci come “ riportarli a casa”! Troppo comodo…
Chi gestisce la ricerca in Italia dovrebbe semmai mettersi in collegamento (e internet e la tecnologia odierna non concede alcun alibi) con i colleghi impegnati all’estero. Da loro imparare, condividere, fare networking. E sostenerli, anche umanamente… Non potendo noi ricostruire per loro quell’ambiente nel quale lavorano e producono fatti innovativi ed eccezionali.
Ma ciò deve essere fatto in maniera sistematica. Organizzata. A chi l’onere del primo passo?
Io penso il CNR: si potrebbe pensare a una volontaria e riservata banca dati degli italiani impegnati nella ricerca scientifica nelle varie parti del mondo? Potrebbe essere un primo step per generare e avere delle idee su come creare delle sinergie, fare “sistema” anziché lasciare l’iniziativa alla singola persona di buona volontà.
Lo stesso dicasi per i manager italiani che hanno raggiunto posizioni di rilievo mondiale.
Perché non considerali dei nostri “ambasciatori“ nel mondo e come tali, nel rispetto delle diverse responsabilità e senza entrare nel merito del loro operato, considerarli come icone positive del nostro paese nei luoghi dove operano con successo. E anziché non cercarli o dimenticarli trovare il sistema per promuoverli e amplificare il loro riconoscimento di uomini e donne che meritoriamente si sono guadagnati una ribalta ed un rispetto internazionale. Perché anziché non saper neppure che esistono non raccontiamo le loro storie esemplari alle generazioni manageriali emergenti?
Perché come nel caso dei ricercatori non si crea un networking a livello globale, una rete che li identifichi e li riconosca tutti? Una business community di manager italiani all’estero, facilitata da un organizzazione italiana o pubblica (..il Ministero degli Esteri o delle Attività Produttive) o da una forte Associazione di categoria di imprese o di strutture manageriali, che abbia come mission quello di far parlare positivamente della cultura italiana e del paese Italia senza alcuna implicazione politica? E ADICO è pronta a fare la sua parte in questo progetto.
Le nostre “missioni” all’estero le abbiamo già e hanno le loro procedure e le loro missioni. Perché non puntare su questi nostri testimonial: Trecentosessantacinque giorni all’anno. Ovunque e dovunque nel mondo. Con le loro potenti reti di relazioni, la loro solida reputazione e le loro brillanti posizioni.. Parliamo con loro, ascoltiamoli. Seguiamo i loro consigli.
Il paese ha bisogno di questi talenti, laddove essi si trovano ed operano. Facciamo “sistema”! Siamo in piena globalizzazione e dobbiamo utilizzare tutte le risorse che abbiamo e connetterci dal nostro PC sulla scrivania con le realtà che ci circondano.
Non è necessaria la presenza fisica… Ma deve essere forte la capacità di connessione per affrontare i problemi che ci aspettano.