La proposta di di Mark Zuckerberg che ha comunicato alla più ampia platea italiana di voler donare 500 mila dollari alla Croce Rossa, ma sotto forma di post pubblicitari gratuiti sul suo social network, a mio parere, passatemi il termine, è una vera e propria “supercazzola di marketing”, davvero poco elegante e neanche troppo subdola. Lo affermo per almeno tre motivi. La sua operazione è per lui a saldo zero, ovvero non vi è alcuna dazione di denaro, tanto meno Facebook affronterà dei costi per la pubblicazione di questi post. Semmai il social network beneficerà, giocando sul pathos e sull’ingenuità delle persone, di un’impennata di visibilità (si veda già oggi l’ampia ricaduta mediatica sulla stampa e sul web) delle dimensioni di una massiccia campagna pubblicitaria e di corporate social responsibility, ovvero di beneficio di immagine in responsabilità sociale aziendale. Inoltre Facebook così facendo guadagnerà in “interazione” che, ormai è noto, è uno dei suoi attuali punti dolenti”.
Mi allineo quindi al presidente di Codacons Carlo Rienzi nella richiesta di un bonifico di 500.000 euro da parte di Zuckerberg alla Croce Rossa o altra organizzazione impegnata nelle operazioni di soccorso e sostegno ai terremotati, fatta però salva – visto che è stata annunciata in pompa magna – anche la disponibilità di post pubblicitari per identico valore”.
L’amatriciana “indigesta” di Jamie Oliver e di altri ristoratori.
“Indigesta” quasi quanto quella di Mark è l’iniziativa dello chef superstar e multimilionario Jamie Oliver, che ha annunciato di donare 2 euro per ogni piatto di amatriciana consumato in uno dei suoi centinaia di ristoranti in tutto il mondo. Iniziativa poi clonata da tantissimi scaltri ristoratori italiani. “ Anche qui è evidente come l’operazione è a saldo positivo per il ristoratore che approfittando del triste evento richiama a sé un maggior numero di clienti. Consumare un piatto di amatriciana dal superchef immagino costerà ben più di due euro. A ciò si aggiunga come minimo il servizio, coperto, acqua, magari bottiglia di vino caffé e se va bene pure ammazza-caffè. Il conto – anche in questo caso – è servito….”