E’ solo 28esima (su 50) l’Italia nell’annuale report ‘Global Innovation Index’ rappresentato da Visual Capitalist, lo studio che analizza, attraverso 81 indicatori, raggruppati in 7 categorie la propensione all’innovazione dei paesi determinandone una classifica a livello mondiale.
La TOP 10 vede al primo posto la Svizzera (con un punteggio 64,6), seguita da USA (punteggio 61,8), Svezia (61,6), Gran Bretagna (59,7), Olanda, Corea del Sud (57,8), Singapore (57,3), Germania (57,2), Finlandia (56,9) e Danimarca (55,9). La Francia è dodicesima con uno score di 55,0.
Per incontrare l’Italia come detto bisogna scendere sino al 28esimo posto dove il Belpaese si colloca con un punteggio di 46,1 significativamente distaccata dai principali paesi europei ed in particolare Francia, Gran Bretagna e Germania “ai quali invece dovremmo essere allineati – commenta Giovanna Voltolina, investitore internazionale – anche perché l’Italia con la sua ricchezza di PMI ad elevatissimo valore aggiunto, ha un punteggio molto alto per la creazione di prodotti ma molto basso nella attrazione di capitali dall’estero”.
“L’Italia potrebbe davvero attrarre capitali da tutto il mondo, senza per questo – sottolinea l’esperta – perdere il controllo dell’azienda, che è la vera remora dei nostri imprenditori nell’approcciarsi al mercato dei capitali, laddove l’investitore oltre che apportare risorse finanziarie può mettere a disposizione degli imprenditori le sue conoscenze e relazioni per sostenere e accelerare i loro progetti di crescita’.
Nello specifico le 7 categorie d’indagine riguardano la Business Sophistication (investimenti in Ricerca & Sviluppo, afflussi netti di investimenti diretti esteri), Market Sophistication (dimensione del PIL, intensità della concorrenza del mercato locale), Infrastrutture (strade, ospedali, edilizia scolastica, efficienza energetica), Capitale umano e ricerca (investimento statale per alunno, qualità delle istituzioni scientifiche e di ricerca), Istituzioni (stabilità politica e sicurezza, facilità di avviare un’impresa), Creativity Output (marchi a valore aggiunto, applicazioni di design industriale, applicazioni di marchi), Conoscenze e tecnologia (domande di brevetto, aumento della produttività del lavoro, spesa per software).
“In rapporto a queste categorie noi siamo certamente fallaci in materia d’infrastrutture, politiche a sostegno degli investimenti d’impresa, nella market capitalization e nel numero e valore di investimenti di venture capital nel nostro paese, valore che – spiega Giovanna Voltolina – rispecchia la scelta da parte di investitori stranieri di non concentrarsi su un paese dove fare impresa è più difficile che in altri, ed in ciò dovremmo anche lavorare in termini di reputation. Però – sottolinea l’esperta internazionale - se guardiamo alla ‘diversificazione industriale’ l’Italia è in cima alla classifica”.
“Peraltro gli effetti del provvedimento ‘Industria 4.0’ la cui applicazione è stata certamente positiva – riflette l’esperta – vanno scemando, quando invece le politiche a sostegno del business sono determinanti per lo sviluppo economico di un paese. Se ad esempio analizziamo i dettagli del report a questa voce osserviamo che la Svizzera è al primo posto, l’Italia è al 77mo”.